Di tutti quelli qui intorno, sono il solo a sapere cosa sia il freddo, e cosa l’inverno.
L’idea tutt’altro che originale mi piomba addosso mentre arranco nei 30 e passa gradi, senza ombra, del tragitto casa-7Eleven. L’inverno - o anche il semplice averne consapevolezza - porta con sé tutta una serie di complicazioni che non è il caso di stare (qui) ad elencare ma… ero partito per comprare una busta di latte e mi ritrovo a chiedere una bottiglia di Jame-oh come un Frank Gallagher qualunque. Complicato, senza dubbio. Pure se di difficile non c’è niente. Solo colpa dell’idea del freddo, e dell’inverno.
Non mi mancano le ossa da buttare, le mani fredde e come scaldarle, il cielo spento. E in generale non mi manca niente di quello che non c’è. Ma ogni volta che ascolto “To the End” è come se fossi ancora a Londra, ai primi di dicembre, il freddo umido del fiume in faccia, e mani non mie nella giacca - troppo leggera - comprata da Sports Direct. C’è stato un momento, a Hyde Park, troppo ubriachi alle dieci di mattina perfino per la Gran Bretagna, che… Well, you and I / Collapsed in love / And it looks like we might have made it…Ma alla fine non è successo, we didn’t make it to the end… and we probably won’t, as far as “I” is a part of “we”… Ci giro intorno, ovvio, la verità è che i Blur sono il gruppo più importante degli anni ‘90, e che io non dirò mai quanto i Blur abbiano contato,quell’inverno, e in tutti gli inverni da lì in avanti. La verità è che i Blur ancora contano, negli inverni mascherati da estate, e pure oltre…